La Corte di Giustizia Europea ha recentemente stabilito, con una propria sentenza, il principio generale secondo cui – a certe condizioni – YouTube e altre piattaforme online non sono responsabili per il caricamento, da parte dei propri utenti, di contenuti protetti dal diritto d’autore.
La sentenza, pronunciata lo scorso 22 giugno, dichiara che «…allo stato attuale, gli operatori delle piattaforme, in linea di principio, non fanno opera di divulgazione dei contenuti protetti dal diritto d’autore pubblicati illegalmente online dagli utenti di tali piattaforme». Tali operatori, prosegue la sentenza, rendono la loro comunicazione in violazione del diritto d’autore solo «…quando contribuiscono, oltre a rendere disponibili tali piattaforme, a dare accesso a tali contenuti al pubblico».
Pertanto, in base alle attuali regole vigenti in Unione Europea, YouTube e altre società di condivisione di contenuti non sono responsabili di violazioni del copyright se rimuovono prontamente i contenuti protetti dal diritto d’autore dopo essere stati informati della violazione. Ne consegue che un operatore di piattaforme internet può essere ritenuto responsabile per violazione del copyright solo se ha una conoscenza specifica del fatto che i contenuti protetti sono disponibili illegalmente sulla sua piattaforma e non si attiva per eliminarli rapidamente o comunque per bloccarne l’accesso.
La sentenza in questione ha avuto origine da due cause intentate in Germania: da un lato, Frank Peterson, produttore musicale, ha citato in giudizio Youtube e Google per il caricamento su YouTube da parte degli utenti, nel 2008, di diversi fonogrammi a cui detiene i diritti; dall’altro lato, la casa editrice Elsevier ha citato in giudizio il servizio di file sharing Cyando nel 2013, accusandolo di violazione del copyright. Pertanto, il tribunale federale tedesco ha posto la questione dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, che si è pronunciata su entrambi i casi la scorsa settimana.
In risposta alla sentenza, YouTube ha dichiarato di supportare il diritto d’autore mediante pagamento di un congruo corrispettivo ai titolari dei diritti, oltre che con «…strumenti di copyright all’avanguardia che hanno creato un flusso di entrate completamente nuovo per il settore». In particolare, negli ultimi 12 mesi YouTube avrebbe pagato 4 miliardi di dollari all’industria musicale, oltre il 30% dei quali provenienti da contenuti generati dagli utenti monetizzati.
La decisione arriva dopo che lo scorso anno l’Unione Europea ha promulgato una Direttiva che ha introdotto modifiche al sistema di tutela del copyright, tra cui l’obbligo a carico di YouTube, Facebook, Instagram e altre piattaforme di condivisione di installare filtri per impedire agli utenti di caricare contenuti protetti dal diritto d’autore. La Direttiva non è stata adottata da tutti Stati europei, ciò anche a causa dei ritardi causati dalla pandemia da Covid-19.
Dall’altro lato, la Commissione Europea ha proposto una legge sui servizi digitali molto più ampia, che stabilisce obblighi rigorosi per le grandi società online, le piattaforme online e i servizi di hosting, e che prevede multe, in caso di violazioni, fino al 6% del fatturato del trasgressore.