L’erbazzone reggiano – già iscritto da tempo nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali – potrebbe essere presto inserito tra le specialità alimentari Dop e Igp dell’Emilia-Romagna. L’Associazione Produttori Erbazzone Reggiano, infatti, ha presentato la domanda di riconoscimento per l’Indicazione Geografica Protetta, che viene attribuito dall’Unione Europea.
L’Erbazzone reggiano, la cui ricetta risale al periodo medievale, è una torta salata ripiena di erbe, costituita da due sfoglie di pasta non lievitata, fatta con farina di grano tenero, acqua, strutto e sale, all’interno delle quali è contenuto un ripieno a base di spinaci e bietole cotte e insaporite con un soffritto preparato con cipolla e lardo e formaggio Parmigiano Reggiano. È di forma rotonda o rettangolare, irregolare, di spessore compreso tra 1 e 3 cm e di peso tra 300 gr e 3 kg. Altri ingredienti opzionali sono latte, olio extravergine di oliva e burro a integrazione del lardo. È vietata l’aggiunta di conservanti, aromi e/o altri additivi. Il ripieno, in un quantitativo a piacere ma con proporzione minima del 50% di peso rispetto a quello del prodotto finito crudo, viene steso tra due strati di pasta sottile e racchiuso ai bordi. Dopo avere cosparso lo strato superiore con lardelli di suino, l’Erbazzone reggiano viene cotto al forno e somministrato tagliato in pezzi rettangolari/quadrati o in spicchi.
La zona di produzione dell’IGP Erbazzone reggiano è costituita dall’intero territorio della Provincia di Reggio Emilia.
La Regione Emilia-Romagna sta lavorando assieme ai consorzi per la tutela e la promozione delle DOP e IGP, che hanno un grande valore economico e produttivo per tante aziende dell’agroalimentare, seconda voce di export dell’Emilia-Romagna dopo la meccanica e i motori. L’ultima edizione del Rapporto Ismea-Qualivita conferma l’importanza dell’Emilia-Romagna nel sistema europeo delle Indicazioni geografiche: le 44 denominazioni registrate rappresentano un valore alla produzione attestato a 3,1 miliardi di euro (e una crescita del 12% rispetto al 2020/21), che diventano 3,6 miliardi complessivi, se sommati alle 30 denominazioni registrate per il vino.
Con l’avvio dell’iter di riconoscimento, il gruppo di produttori raccolti nell’associazione promotrice si è dotato di un disciplinare che definisce i requisiti produttivi e gli aspetti che qualificano il legame con la zona di origine.
La Regione Emilia-Romagna avvierà ora la fase di valutazione della domanda di registrazione al fine di emanare un parere. Nei trenta giorni successivi alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale Regionale, la documentazione presentata dai promotori resta a disposizione di chiunque voglia visionarla, al fine di valutare eventuali interessi coinvolti e contrapposti e provvedere alla raccolta di osservazioni utili all’emanazione del parere regionale.