La Camera dei Deputati, in sede di esame dell’atto di conversione in legge del D.L. 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo «…a valutare l’opportunità di adottare ogni più opportuna iniziativa all’interno dell’Unione Europea al fine di individuare una politica comune in merito alle licenze obbligatorie per i vaccini destinati al trattamento del Covid-19».

L’atto fa propria una richiesta, proveniente da organizzazioni non governative ed esperti accademici, che sollecita gli Stati interessati dalla pandemia da COVID-19 a ricorrere all’istituto delle c.d. “licenze obbligatorie”, strumento di flessibilità introdotto con l’accordo “Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights” (TRIPS) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Tale strumento consentirebbe – a certe condizioni – la produzione di farmaci brevettati oppure l’importazione degli stessi da un altro Paese, nel caso in cui il Paese importatore non abbia la capacità industriale-farmaceutica necessaria. Il tutto, senza il consenso del titolare del brevetto.

Infatti, la procedura di attivazione di una licenza obbligatoria prevede, in presenza di un’emergenza sanitaria nazionale nel Paese interessato, una richiesta al titolare del brevetto di autorizzazione immediata alla produzione dei farmaci necessari; laddove tale autorizzazione venisse negata, è prevista l’imposizione di una licenza obbligatoria, circoscritta temporalmente e geograficamente, a fronte di un congruo corrispettivo da riconoscere al titolare del brevetto stesso.

In tal modo, la licenza obbligatoria garantirebbe l’equo accesso ai farmaci per le cure contro la pandemia.

Non a caso, nel corso degli ultimi anni, diversi Paesi in via di sviluppo sono ricorsi a questo strumento per calmierare l’elevato costo dei farmaci, sebbene ciò abbia generato contenziosi con alcuni esponenti dei c.d. “big pharma”, che hanno contestato gli Stati interessati di aver recepito ed interpretato le clausole TRIPS in modo eccessivamente estensivo, in violazione dei princìpi costituzionali in materia di libertà dell’iniziativa economica.

La questione è di estrema importanza e attualità, in quanto è necessario garantire che vi sia un numero sufficiente di fornitori che commercializzino vaccini a prezzi accessibili e in regime di libera concorrenza, considerato che – al contrario – prezzi elevati e monopoli comportano razionamento di medicinali e vaccini e, conseguentemente, un prolungamento della pandemia.