La società statunitense Moderna, che ha sviluppato uno dei vaccini più promettenti contro il virus da Covid-19, è un’azienda pioniera nello sviluppo di vaccini e terapie c.d. “a RNA messaggero” (mRNA), e le sue ricerche in quest’ultimo ambito l’hanno avvantaggiata in tale sviluppo.
Il vaccino di Moderna, infatti, ha la particolarità di introdurre nel ricevente delle molecole c.d. “mRNA-1273” con un sistema di rilascio che ne consente l’ingresso nelle cellule; una volta al loro interno, le molecole di mRNA-1273 istruiscono le cellule a produrre le caratteristiche proteine “spike” Covid-19, che vengono riconosciute come antigeni dal sistema immunitario, che erige le proprie difese proteggendo il corpo da una potenziale esposizione al virus da Covid-19.
Tuttavia, in merito alla proprietà intellettuale del vaccino, Moderna ha dichiarato di non voler azionare i relativi brevetti (nella misura in cui sono connessi alla pandemia da Covid-19) contro i propri concorrenti che produrranno vaccini basati su mRNA durante la corrente pandemia.
Tale decisione sembrerebbe insensata, ma rivela un intento strategico basato sulla convinzione che il successo dei vaccini mRNA possa aprire la strada a future terapie nel campo delle malattie infettive e, in particolare, alle terapie con mRNA che Moderna ha costantemente sviluppato – e, soprattutto, brevettato – sin dal 2010.
Sul punto, Moderna ha affermato che la sua tecnologia di vaccino a mRNA offrirebbe potenziali vantaggi rispetto ai vaccini tradizionali che iniettano nel ricevente dei virus, vivi (attenuati) o uccisi, per innescare la risposta immunitaria desiderata. Per tale ragione, la società statunitense ha depositato ed ottenuto centinaia di brevetti (principalmente negli Stati Uniti, in Europa ed in Giappone), tra i quali almeno sette domande statunitensi che si presume proteggano la recente tecnologia “mRNA-1273”.
L’intento di Moderna, quindi, consentirebbe ad altri soggetti presenti sul mercato di perseguire in modo aggressivo terapie a base di mRNA per il virus da Covid-19, con un duplice scopo. Da un lato, la presenza di più concorrenti aumenterebbe le possibilità che un vaccino a mRNA valido arrivi sul mercato in tempi brevi; dall’altro lato, tale circostanza potrebbe portare ulteriori e ingenti investimenti nella ricerca di terapie basate su mRNA per altre applicazioni, inclusa la costruzione di infrastrutture legate a tali biotecnologie.
Questa logica è supportata da una serie di fonti, tra cui uno studio dell’Università di Cambridge del 2019 che ha rilevato come la diffusione della tecnologia e la costruzione di infrastrutture siano i driver “primari” che spingono le aziende a sottoscrivere impegni sui brevetti, stimolando così la crescita a lungo termine in nuovi mercati.
Occorre tuttavia osservare che l’impegno assunto da Moderna di non citare in giudizio i concorrenti si limita solo ai produttori di vaccini basati su mRNA durante la pandemia da Covid-19. Ciò porta a pensare che, dopo la pandemia, la minaccia di un’azione legale potrà costituire un valido deterrente per sottoscrivere accordi di licenza dei propri brevetti, tanto più che l’impegno di Moderna non le precluderebbe di azionare i propri diritti in qualsiasi momento in relazione ad applicazioni non legate al virus da Covid-19.
Alla luce di quanto precede, la promessa di Moderna potrebbe scoraggiare la concorrenza ad agire in modo troppo aggressivo, riducendo così le potenzialità di crescita del mercato dell’mRNA su cui si basa l’attività di Moderna e, conseguentemente, la possibilità di “capitalizzare” i brevetti con accordi di licenza.
In ogni caso, anche se tecnicamente limitata, la posizione di Moderna è stata considerata comunque “altruista” nel contesto della pandemia, e la società ha ricevuto elogi significativi da diversi gruppi industriali, compresi quelli che hanno chiesto ad altre società di assumere impegni simili.
C’è chi ha osservato che Moderna non avrebbe potuto decidere altrimenti, visto che una strategia di tutela “aggressiva” durante la pandemia avrebbe comportato azioni legali, rivendicazioni, procedimenti dinanzi agli uffici brevetti e licenze obbligatorie che avrebbero spento il mercato dell’mRNA prima ancora che avesse avuto la possibilità di crescere. Inoltre, se dall’attività di tutela dei brevetti fossero derivati ritardi nelle consegne del vaccino, il risentimento del pubblico avrebbe portato a conseguenze nefaste per la reputazione dell’azienda e, quindi, per i suoi profitti.
In conclusione, quella di Moderna sembra essere una politica oculata che potrebbe servire a portare sul mercato il vaccino contro il virus da Covid-19 in tempi brevi, il tutto finalizzato ad adempiere alla mission che Moderna ha dichiarato: favorire una piattaforma di terapia farmacologica innovativa che possa far progredire l’assistenza sanitaria e produrre guadagni per l’azienda negli anni a venire.