I sistemi di Digital Rights Management (DRM)
I Digital Rights Management (DRM) sono strumenti sviluppati a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso per affrontare le sfide legate alla sempre più diffusa distribuzione di contenuti online. Il loro obiettivo principale era quello prevenire la duplicazione non autorizzata di contenuti e garantire il controllo su tutta la catena che va dalla produzione alla fruizione finale.
Tra i sistemi di Digital Rights Management (DRM) rientrano sia le tecnologie di protezione delle opere sia tutte le regole riguardanti tali diritti. Ma soprattutto, questi sistemi comprendono software appositamente sviluppati per gestire la tariffazione e l’addebito da parte degli utenti finali in base all’utilizzo del materiale oggetto di protezione.
In altre parole, il DRM non si limita solo proteggere le opere contro l’accesso o la duplicazione non autorizzati, ma si estende anche all’identificazione, al controllo e al monitoraggio di tutte le modalità di gestione del diritto d’utilizzo di un particolare contenuto digitale soggetto a diritti di proprietà intellettuale. Ciò significa che i sistemi DRM, ad esempio, sono in grado di stabilire tariffe diverse per l’uso commerciale e personale di una canzone o di un film, addebitando costi all’utente in base alla tipologia o all’effettivo utilizzo del contenuto protetto; oppure sono in grado di identificare gli utenti che hanno titolo di accedere ad un certo contenuto e a quali condizioni (ad es., su quanti dispositivi è possibile riprodurre un contenuto, se è possibile condividere il materiale, ecc.).
Quanto al funzionamento, il DRM funziona in modo che il contenuto di un’opera viene cifrato e inserito all’interno di un file, insieme alle regole che ne disciplinano l’utilizzo. Quando un utente accede a questo file, un collegamento speciale lo indirizza al sito del titolare dei diritti sull’opera (che può essere anche un intermediario) in possesso delle licenze relative ai file cifrati. L’utente, quindi sceglie la licenza desiderata e accede al contenuto del file utilizzando un software e seguendo le condizioni di licenza (ad es., il corrispettivo, la durata, la frequenza di accesso, ecc.).
La disciplina giuridica dei DRM
La disciplina giuridica dei DRM è stata soggetta a notevoli progressi e cambiamenti, guidati da iniziative legislative sia a livello internazionale che europeo.
Intanto, tra gli accordi internazionali, uno dei più rilevanti è l’Accordo TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights), parte integrante degli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che stabilisce standard globali per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Tale accordo influisce direttamente sulla disciplina giuridica dei DRM, poiché mira a garantire che i diritti dei creatori di contenuti digitali siano adeguatamente tutelati a livello internazionale. In tal senso, l’Accordo TRIPS impone ai paesi membri aderenti all’Organizzazione Mondiale del Commercio anche l’obbligo di adottare misure a protezione dei diritti di proprietà intellettuale legati ai contenuti digitali, promuovendo l’adozione di leggi nazionali volte anche a prevenire e sanzionare le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.
A livello comunitario, l’Unione Europea ha svolto un ruolo chiave nell’indirizzare l’evoluzione dei sistemi DRM sin dal 1995, anno di pubblicazione del “Libro Verde sul diritto d’autore e sui diritti connessi nella società dell’informazione”, che ha posto l’accento sull’importanza di stabilire norme più chiare sulla diffusione dei servizi digitali. La direttiva 2001/29/CE sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione, poi, ha enfatizzato l’importanza del progresso tecnologico nell’agevolare la distribuzione delle opere digitali, ferma la necessità per i titolari dei diritti di identificare in modo accurato le opere e i materiali protetti e di fornire informazioni chiare sui relativi termini e le condizioni di utilizzo.
A livello nazionale italiano, in conformità con la direttiva sopra menzionata, sono state apportate modifiche agli articoli 102-quater e 102-quinquies della Legge 633/1941 (“Legge sul Diritto d’Autore” o “l.d.a.”), che hanno conferito agli autori il diritto di imporre misure tecnologiche alle proprie opere al fine di prevenire o limitare utilizzi non autorizzati e di integrare informazioni elettroniche per l’identificazione delle opere o del materiale protetto. Inoltre, l’art. 171-ter l.d.a. ha esteso le sanzioni anche a coloro che si dedicano a pratiche illegali legate ai DRM (ad es., fabbricazione, distribuzione, vendita o cessione di strumenti atti ad eludere o rendere inefficaci i DRM).
Vantaggi e critiche ai DRM
I sistemi di DRM offrono benefici innegabili ai detentori dei diritti d’autore, a protezione dei loro investimenti e a garanzia della remunerazione del loro impegno creativo. In questo senso, i DRM sono stati un elemento chiave per stimolare il mercato digitale. Ciò perché tali strumenti, da un lato, sono in grado di offrire ai titolari dei diritti un controllo granulare sui loro contenuti digitali e, dall’altro lato, sono in grado di offrire agli utenti di scegliere liberamente il tipo di licenza che si adatta meglio alle loro esigenze.
Tuttavia, i DRM hanno anche suscitato numerose critiche. Alcuni, infatti, sostengono che tali sistemi possono eccessivamente limitare l’accesso legittimo ai contenuti da parte degli utenti oppure possono anche diventare obsoleti, rendendo l’accesso ai contenuti digitali impossibile in futuro.
Un’ulteriore questione è quella della centralizzazione e della gestione monopolistica dei diritti da parte di grandi editori, fornitori di contenuti e intermediari tecnologici, situazioni che potrebbero limitare la concorrenza.
La vera sfida è bilanciare il potenziale di protezione dei diritti digitali con l’esigenza di promuovere la condivisione e l’accesso legittimo ai contenuti in un mondo digitale e iperconnesso.