La World Intellectual Property Organization (WIPO) ha reso pubblici i dati relativi all’anno 2018 in merito al fenomeno del “cybersquatting”, ossia la registrazione di nomi a dominio a scopo speculativo che comprendono in tutto o in parte un nome, un marchio o un altro segno distintivo altrui, attuata senza il consenso dell’avente diritto.
Il WIPO Arbitration and Mediation Centre nel corso del 2018 ha ricevuto il record di 3.447 reclami da parte di titolari di marchi contro il crescente numero di web site aventi come scopo la vendita di prodotti contraffatti, o aventi come fine attività fraudolente in violazione di marchi di terzi.
Le controversie nel corso del 2018 hanno interessato 5.655 domain names, principalmente trattasi di nomi a dominio di primo livello generici (gTLD), in particolare le estensioni .COM, .ONLINE, .LIFE e .APP. Il numero delle denunce presentate provengono principalmente dagli Stati Uniti d’America, dalla Francia, dal Regno Unito, dalla Germania e dalla Svizzera.
Quello bancario e finanziario, biotecnologico e farmaceutico ed Internet e tecnologie dell’informazione sono i principali settori interessati.
“I nomi a dominio relativi all’attività di frode, phishing o di vendita di prodotti contraffatti sono la minaccia più ovvia, ma tutte le forme di cybersquatting sono dannose per i consumatori. Il contenzioso amministrato della WIPO in base all’UDRP sottolinea la necessità che i titolari di marchi in tutto il mondo siano vigili”, afferma Francis Gurry, Direttore Generale WIPO.
Dal 1999 ad oggi il Centro WIPO ha gestito oltre 42.500 denunce per oltre 78.500 nomi a dominio.